Suzuki DR600 project 1995
Motociclismo > Tecnica & Creazioni SBR engineering
Ho acquistato questa SUZUKI DR600 del 1986 nel 1995 di terza mano, l'ho venduta nel 2010 perchè mi sono fatto un'altra roba (termine generoso) nuova con avviamento elettrico: per i tre anni sucecssivi ho pianto lacrime amare per la disgraziata scelta.
Lacrime asciugate solo con l'avvento della meravigliosa KTM690E-R.
La mia amata DR600, nonostante i due proprietari aveva solo 6.000 Km all'attivo ed era completamente originale, con poca spesa, riciclando anche alcuni materiali residui della attività del motocross e/o semplicemente rimuovendo il superfluo, abbiamo registrato un peso si soli 137 Kg.
Non male per una enduro tutta di ferro del 1986.
Nel dettaglio apportai questi affinamenti:
Lacrime asciugate solo con l'avvento della meravigliosa KTM690E-R.
La mia amata DR600, nonostante i due proprietari aveva solo 6.000 Km all'attivo ed era completamente originale, con poca spesa, riciclando anche alcuni materiali residui della attività del motocross e/o semplicemente rimuovendo il superfluo, abbiamo registrato un peso si soli 137 Kg.
Non male per una enduro tutta di ferro del 1986.
Nel dettaglio apportai questi affinamenti:
- Rimosso completamente tutta la tubazione del freno anteriore, partendo dalla pompa.
- Rimosso il gruppo in ferro di trasferimento della linea da destra a sinistra, (chissà a cosa serviva) che "risiedeva" tra la piastra inferiore della forcella ed il parafango generando uno spessore di c.a 40 mm, in questo modo oltre a risparmiare più di un kiletto, è aumentata la luce tra la ruota anteriore ed il parafango con grande risulato estetico e moderato funzionale.
- Sostituito il tubo del freno anteriore con uno aeronautico (treccia inox, tubo interno in teflon, guaina esterna polietilene) assemblato con raccordi in acciao inox ed irrigidito nei punti critici con tubo in nylon per aria compressa, fissato con guaina termorestringente, idea mia in uso da anni su tutte le moto da competizione che ho avuto.
- Il tubo del freno segue ora il percorso classico da moto offroad da competizione, il più diretto e il più breve.
- Siccome il pistoncino del freno in simil bakelite era crepato, l'ho "clonato" in ergal 55 al tornio e l'ho sostituito.
- Sostituito il comando dell'acceleratore originale con uno "svedese" di recupero dal mio magazzino, questo ha comporato l'eliminazione del cavo di chiusura della valvola gas con qualche preoccupazione all'inizio, ma non c'è mai stato il minimo problema. La DR600 inizialmente era riottosa ad accettare le aperture rapidissime del gas imposte dal comando rapido svedese ma poi si è adattata (probablimente la pompa di accelerazione ha pensato che o si dava una mossa o sarebbe morta).
- Installato fighissimo manubrio PRO TAPER conico senza traversino (in assoluto il pezzo più costoso di tutto il mezzo) residuo di esperimenti di assetto su moto da cross degli anni che furono. La piega non funzionave con le mie braccia da scimmia....
- Gli attacchi al manubrio sono "factory" adattati a fresa e tornio da residui di officina.
- Rimossa griglia radiatore olio in ferro cromato rugginosa, se non gareggi in pista non serve e risparmi qualche etto.
- Rimossa piastra paramotore gigante originale (molto efficace e protettiva) con lastra in alluminio striminziata stile motocross 4T di oggi (molto meno protettiva, ma leggerissima e "fighissima")
- Rimossa protezione collettori di scarico in ferro arrugginito e sostituita con lastra in alluminio lucidato con larghi fori di alleggerimento e ventilazione, bella, senza macchia e leggera.
- Sostituito il puntoni della sospensione FULL FLOATER (che erano stati tagliati e saldati dal precedente proprietario per abbassare la moto e riuscire a salirci sopra...) con elementi tubolari inox ed estremità corredate di snodi Uni Ball che permettono di regolare l'altezza del posteriore con continuità.
- Rimosso gruppo parafango/telaietto/portapacchi/fanale/poratatarga posteriore (oltre 10 Kg) e sostituito con parafango universale enduro degli anni '90, moderatamente ripiegato verso il basso per permettere la corretta visione della targa.
- Riposizionati braccetti delle frecce posteriori direttamente sul telaio sotto sella utilizzando i dadi dei medesimi per fissare anche il parafango.
- Applicata civettuola borsina enduro UFO dello stesso colore della sella direttamente dietro di essa, a formare un insieme contunio ed omogeneo.
- Sostituto catena con una smontata subito appena arrivata dalla mia precednte CRF450R del 2004, installati anche acconci pneumatici T63, anche se a volte ho usato sull'anteriore degli hard cross smonati dalla moto da cross.
- Saltuariamente ho utilizzato un scarico dedicato ARROW inox preso nuovo ad una mostra scambio ma l'incremento di coppia motrice metteva in crisi la frizione, inoltre nonostante l'aggravio di peso e l'aspetto sgraziato, mi piaceva il sorpendente silenzio assoluto del brutto scarico originale...
Il testo non è completo perchè il sito è in costruzione...
Suzuki DR600 - 1986
Potente, veloce, leggera, maneggevole, comoda, silenziosa, affidabile e parca nei consumi.
A questa moto non mancava proprio niente, se non, per l'epoca un prezzo abbastanza elevato ed una cattiva fama per quanto riguarda la difficoltà di avviamento.
Fama meritata per la prima serie ma qui entravamo nel fenomeno culturale dei motociclisti improvvisati che del motore non sapevano proprio niente: eri utente di moto enduro perchè te la potevi comprare, perchè era moda non perchè la desiderassi o ti appassionasse.
Stessa mentalità che alimenta oggi il mercato dei possessori di bidet di plastica*.
Ovviamente la frenata e le sospensioni erano adeguate agli anni '80 quindi da considerare come tali nel 2000, senza farsi illusioni.
Questa versione è stata la più bella in assoluto, con il suo design ispirato alle moto da cross del periodo, dopodichè disgraziatamente, per rinnovare si sono applicati orribili quantità di plastica inutile (paradischi paramani para..culi) per fare delle altrettanto orribili verisoni Djebel ecc.ecc.
*condivisible calzante definizione di scooter tratta dal mitico Joe Bar.
Fama meritata per la prima serie ma qui entravamo nel fenomeno culturale dei motociclisti improvvisati che del motore non sapevano proprio niente: eri utente di moto enduro perchè te la potevi comprare, perchè era moda non perchè la desiderassi o ti appassionasse.
Stessa mentalità che alimenta oggi il mercato dei possessori di bidet di plastica*.
Ovviamente la frenata e le sospensioni erano adeguate agli anni '80 quindi da considerare come tali nel 2000, senza farsi illusioni.
Questa versione è stata la più bella in assoluto, con il suo design ispirato alle moto da cross del periodo, dopodichè disgraziatamente, per rinnovare si sono applicati orribili quantità di plastica inutile (paradischi paramani para..culi) per fare delle altrettanto orribili verisoni Djebel ecc.ecc.
*condivisible calzante definizione di scooter tratta dal mitico Joe Bar.
foto: Suzuki DR600 1986 originale (non mia)