>

Beta 50 R-10 Minicross 2016 - Bruno Angelo Sforzini

Bruno Angelo Sforzini
Vai ai contenuti

Beta 50 R-10 Minicross 2016

Motociclismo > Tecnica & Creazioni SBR engineering
Esaurito il compito della moto cinese (sigh) il pilota cresce (poco) di statura ma molto di esigenze ed ecco un nuovo progetto:
una magnifica Beta 50 R-10 (pollici delle ruotine) Minicross del 2003, quasi intonsa.
Si comincia a lavorare...
Innanzitutto il motore non si avvia a causa del silenziatore ompletamente intasato di olio

Oltre a fare cagare come estetica con quel riporto di tubo di alluminio all'esterno del volgare ferraccio dell'involucro, non è neppure conforme ai consueti standard col tubo forato ma è di quella robaccia anni '70 con diaframmi e strozzature.
Risultato: se la moto si ingolfa, il silenziatore si riempie di olio e miscela ed addio fichi.
Decido di rinviare a successive elaborazioni la realizzazione di un silenziatore ad hoc, quando avrò calcolato anche una camera di espansione appropriata al motore, quindi lavoro sul presente. Buttiamo nel cesso l'inutile copertura di alluminio, svotiamo completamente l'interno, fabbrichiamo un tubo forato IN ALLUMINIO ed un terminale in Ergal. Bloccaggio con viti inox invece che rivetti.
Immediatamente il motore si avvia e ringhia, silenziosamente...
Come sempre la moto è troppo alta
Dopo un miliardo di ipotesi provo a cercare un ammortizzatore più corto (interasse 210 mm) ma pare che non ne esistano, allora mi procuro una unità del Piaggio Sì sperando che la molla sia giusta e che il tutto non sia un cesso.
Lavoro di produzione degli attacchi in Ergal dal pieno con boccole interne di Teflon estremamente laborioso, se chiedevo al mio amico Veniero si sarebbero fatti di acciaio saldato in mezz'ora.
Per fortuna la rigidezza della molla del Sì si adatta perfettamente alla sospensione della BETA e l'assetto è perfetto per il mio pilota..

La risucita estetica (ed il progetto...) degli occhielli del mono però è molto scadente, perciò dopo qualche uscita in pista li butto e come previsto ne produco un paio in tubo INOX (di recupero) saldato, con boccola di gomma convenzionale ma funzionamento più  corretto.
Ora c'è da abbassare l'anteriore sfilando un po' le forcelle ma come sempre, VANNO A TOCCARE NEL MANUBRIO c..zzz!
Saccheggiando le mie ormai esaurite scorte di rottami di alluminio, ed “impastando” un paio di frese ho prodotto degli eleganti risers (vabbè, distanziatori sollevatori di manubrio) che rialzano il manubrio di 30 mm.
Nel frattempo, la moto così abbassata non poteva più stare sul cavalletto che era diventato lungo.. casualmente avevo ancora quello segato via dalla pit bike cinese. Con pochi aggiustamenti si è adattato alla perfezione: mai buttare via niente...
Purtroppo come già visto nella PitBike#7, le moto forzatamente abbassate risentono parecchio dal lato estetico, tanto che
anche questa mi ricorda quei brutti cani sfigati nati da un malaugurato incrocio con un bassotto, quelle cose orribil col corpo e la testa di pastore tedesco ma senza zampe...
Mi rifiuto di pubblicare l'immagine del primo abbassamento e passo direttamente a quella della moto definitiva (più alta).

La motina è inusata ma è vecchia di più di dieci anni ergo, il tempo e la trascuratezza lasciano traccia, il carburatore è intasato dal CALCARE (!!) proprio così, quindi oltre alla miscela si era radunata acqua in abbondanza, che ha rovinato tutto.
I getti sono ossidati ed tappo a spillo non tiene, il motore si riempie di miscela se si lascia aperto il rubinetto per più di 10 secondi.
Perso tempo per cercare di rimediare ma senza risultato: mi serve un carburatore ma pare che i Dell'Orto  SHA14 (che un tempo buttavamo direttamente nel pattume) siano merce da gioielleria. Prezzi assurdi. Con un piccolo tesoretto (30 €, cazz!!) decido di rischiare e compro dalla Polonia un carburatore di marca sconosciuta destinato in origine ad una HM motard.
Quando mi arriva verifico che è un clone di media qualità di un Dell'Orto PHB con un diffusore da 21 mm, un po' troppi per il Betino monomarcia, ma l'aspirazione è lamellare quindi speriamo bene.

Speravo male: innanzitutto lo spazio è risicato e per farci stare la vaschetta ho macellato un collettore da scooter lasciandone la sola flangia, poi con un gioco di sottosquadri e bordini, ho creato un complesso carburatore/collettore/flangia che è un corpo unico (altrimenti non ci stava), bellissimo ma ho detto tante parolacce.
Speravo male anche perchè il coso è difettoso ed il motore gira solo con lo starter inserito.
Morale: smontato e provato almeno 15 volte, nel corso delle quali ho nominato il  Papa Woityla parecchie volte, per verificare che il circuito del minimo non era stato lavorato bene quindi la benzina non passava... STRAPORK!
Dando fondo alla mia passata esperienza di carburatorista alla Weber del 1988 e quella analoga presso Maserati nello 86-87 ho ripristinato il condotto del minimo verso il collettore che non era lavorato corettamente, ottenendo un netto miglioramento MA il motore continua ad essere magrissimo al minimo (oltre a non carburarsi).
Mi insospettisce che la vite aria (detta del minimo) sia molto dura da azionare e solo dopo un giro da tutta chiusa salti fuori dalla sua sede.  Evidentemente la superfice di battuta non è stata lavorata oppure la vite non è quella giusta per quel carburatore: senza vite, tappando l'apertura il motore gira bene.
Dopo aver perso la testa nei cataloghi Dell'Orto per venire a capo del problema, decido di produrre da me una vite aria acconcia, anche perchè nei cataloghi c'è tutto tranne che le dimensioni dei pezzi... Già che ci sono la produco dotata di pomello zigrinato per potere fare agevolmente la carburazione senza cacciavite. Lavoro da tornitore/orologiaio ed obiettivo raggiunto:






ora il motore si avvia bene, si carbura alla perfezione ed ha una progressione furiosa, ma quanto tempo buttato inutilmente.
Gli acquisti sul Web sono sempre rischiosi, però in questo caso il venditore è stato più che corretto: mi ha rimborsato interamente l'importo che avevo pagato.
Il collettore è un bel pezzo di gioielleria ma era solo un rimedio tampone, ergo alla fine di tutto produco un collettore ex novo dal pieno sfruttando un pezzo di barra cilindrica di Nylon, rimananenza di una precedente realizzazione per conto terzi, che come forma tutto poteva fare tranne adattarsi ai miei scopi.
La moto è regolarmente in pista, dispone di una erogazione prontissima e fin troppo esuberante (tanto che sul fondo duro "raspa" il terreno con decisione).
Il pilota è contento.
test in pista minicross
Torna ai contenuti